QUÆSTI CORPI

BODY NEUTRALITY – Parte 3

Comprami, io sono in vendita.

Se c’è una cosa riuscita bene al movimento body-positive è quella di aver stipulato una subdola alleanza tra il marketing e la self-acceptance. La parola “curvy”, per esempio, si è diffusa nel movimento solo per vendere più vestiti, lingerie o costumi da bagno a persone small-fat che nella parola “grasso” hanno sempre visto un demone da combattere.

E se la fat-acceptance fatica ogni giorno a prendersi il suo spazio nelle battaglie – femministe e non -, c’è sempre la body positivity pronta a infiltrare la bellezza nella scala sociale dei valori.

Noi di Collettivae, invece, vogliamo solo ridimensionarla, e mettere in discussione l’ottimismo e l‘inspiration porn che i corpi non conformi prestano alle multinazionali per farci sentire in difetto.

Perché è così che funziona: paghiamo per sentirci sbagliatae, per sentirci un errore. E non è colpa nostra, davvero.

Siamo solo natae e cresciute in una società che sintetizza il valore umano di una persona a partire dal livello delle sue performance sociali, economiche ed estetiche, e questo non può assolutamente garantirci l’oggettività di cui abbiamo bisogno per smantellare tutte le più radicate pratiche di discriminazione.

C’è una netta differenza tra lo sfruttamento estetico di un corpo non conforme e la sua effettiva rappresentazione negli spazi sociali, e si trova sempre lì, nel cuore economico del sistema.

A cosa serve che una delle più grandi aziende di fast fashion promuova una linea di abiti genderfree e sizefree se la produzione di questa è frutto di: designer con corpi, generi e orientamenti sessuali socialmente accettati; delocalizzazione della produzione; sfruttamento delle risorse umane e ambientali?

È in questo momento che il corpo non conforme viene usato come legittimazione di cose ben peggiori di una taglia XXXS. Il riconoscimento estetico non è rappresentazione: è un inizio di redenzione che dura da fin troppo tempo.

La nostra amica trans, nera, lesbica, grassa e con disabilità avrà molte chance di diventare testimonial della collezione genderfree e sizefree, ma questo non le garantirà, fuori da uno schermo o da un volantino, alcuna determinazione.

Non sarà la pubblicità di un reggiseno a far sì che il suo corpo abbia lo stesso valore del mio.

Disclaimer: non sto dicendo che la rappresentazione estetica dei corpi non conformi sia inutile; è solo un’integrazione ad una più ampia lotta alla discriminazione.

Non siamo persone inclusive solo perché l’immagine della nostra amica non ci suscita alcuna perplessità o ispirazione, ma possiamo diventarlo se decidiamo di darle un lavoro, un mutuo per la casa e di adattare lo spazio pubblico e privato alle sue esigenze. È uno sforzo che richiede un notevole impiego di risorse e la nostra società – tutta – non è disposta a farlo.

Ci vogliamo accontentare?

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About Gloria Gori

Multipotenziale: faccio tutto ma non sono brava in niente. Non mangio animali, li coccolo e basta. Lotto per chiunque ne abbia bisogno.
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