EFFETTO MATILDÆ

EFFETTO MATILDÆ – PUNTATA 4

Esperimento di Wu: la PARITÀ.

Non potrebbe esserci spazio migliore di questo per parlare di parità, se non fosse che la parità di genere non è quella a cui ci stiamo riferendo – o almeno, non solo – ma ad un altro particolare tipo.

La conservazione di parità, in fisica, è quella proprietà per la quale alcuni fenomeni non variano se invertiamo le coordinate spaziali: ad esempio, se ti scaccoli, si scaccolerà anche la tua immagine allo specchio. 

Una cosa piuttosto scontata e grosso modo ragionevole… Eppure no, non è sempre vero!

Esistono delle interazioni fisiche, le cosiddette interazioni deboli, in cui questa proprietà non viene conservata e per la quale, se io mi scaccolassi, la mia immagine allo specchio potrebbe benissimo tirarsi un pugno nel naso.

Un po’ come quando, a parità di lavoro tra una donna e un uomo, i salari non conservano la parità di genere. 

Ma andiamo con ordine.

Chien Shiung Wu nasce il 31 maggio del 1912 in una piccola città della Cina vicino a Shanghai, pochi mesi dopo la fondazione della Repubblica Cinese. 

La madre, un’insegnante, incoraggiò la figlia nello studio della matematica e delle scienze e il padre, sostenitore dell’uguaglianza tra uomo e donna, fondò la prima scuola femminile della città, scuola che la stessa Chien Shiung frequentò e alla quale rimase sempre legata. 

All’età di 10 anni si trasferì a Shanghai per continuare gli studi. 

Nel 1936, dopo essersi laureata ed aver lavorato per due anni come ricercatrice, spronata da molti dei suoi affetti e dei suoi mentori, partì per gli Stati Uniti. 

Questo poté avvenire grazie al contatto di una sua amica laureata in chimica all’università del Michigan dove la giovane fisica riuscì così a spedire una domanda di ammissione, vincendo una borsa di studio per l’università dello stato. 

Wu era curiosa e affamata di conoscenza e grazie ai contatti con altre scienziate cercava di conoscere il più ampio entourage possibile. 

Infatti, proprio durante il viaggio per raggiungere il Michigan (che non completò mai, ndr), Wu si fermò a trovare un’altra sua amica che studiava a Berkeley. 

Nel mezzo di una chiacchierata, Chien Shiung Wu ammise che, nonostante la laurea in fisica, non aveva mai visto un laboratorio: un’ammissione davvero sconcertante e alla quale avrebbe al più presto posto rimedio.

Sfruttando ancora una volta una conoscenza comune, le fu permesso di visitare un laboratorio dell’università e la cosa più importante – almeno ai fini scientifici – fu che il laboratorio che Wu andò a visitare fosse gestito da Ernest Orlando Lawrence (fisico eminente e vincitore del premio Nobel nel ‘39, ndr). 

Lawrence notò subito la scienziata cinese per la sua preparazione e attitudine e, anche grazie all’insistenza non molto disinteressata di un altro studente di origine cinese Luke Jia Liuyuan, che qualche anno dopo diventerà suo marito, le fu offerta una borsa di studio per il dottorato a Berkeley. 

In questi anni di dottorato collaborò con fisici come Oppenheimer, famoso anche per essere stato il direttore del progetto Manhattan, Segrè, vincitore del Premio Nobel per la fisica nel 1959, e lo stesso Lawrence. 

Si specializzò poi come fisica sperimentale studiando i processi di decadimento dell’uranio, acquisendo fama e suscitando ammirazione e fiducia nei suoi collaboratori. 

Le cronache narrano che sia Fermi che Segrè, non riuscendo a venire a capo di un problema durante un esperimento, chiesero consiglio a “Madame Wu”, la quale ne fornì una spiegazione semplice e efficace.

Nonostante i molti risultati raggiunti e la sua crescente fama nel mondo accademico, le fu inizialmente impedito di insegnare nelle università americane in quanto donna, e fu solo grazie alle raccomandazioni di Lawrence che alcune delle migliori università americane le offrirono un posto. 

Scelse Princeton divenendo la prima scienziata donna ad insegnarvi

Negli anni seguenti la sua ricerca andò avanti: continuò con lo studio del 

decadimento beta confermando la teoria delle interazioni deboli con precisione e sistematicità. Durante questi anni di ricerca accademica, la Columbia University le offrì il posto di ricercatrice senior e fu la prima donna ad ottenere questo incarico. 

In quegli anni due fisici, Tsung-Dao Lee e Chen Ning Yang, ipotizzarono che la parità non si conservasse per l’interazione debole (vi ricordiamo che la parità è quella proprietà che lascia invariati i fenomeni  anche  se vengono  invertite  le coordinate spaziali: l’energia di un particella, ad esempio, si conserva se vengono invertite le coordinate spaziali, ma la sua velocità no, cambiando segno; ndr) 

Wu, che già si era occupata del decadimento beta, ideò e guidò un gruppo di ricerca che convalidasse questa ipotesi. Riuscì a superare molte delle difficoltà sia teoriche sia strumentali (l’isotopo di Cobalto-60,  utilizzato per  l’esperimento infatti richiedeva temperature prossime allo zero assoluto) e a cavallo tra il 1956 e il 1957 (precisamente il 9 gennaio del 1957 ) la squadra di ricerca pubblicò i risultati.

La notizia fu uno degli innumerevoli scossoni che sconvolsero e plasmarono la fisica del ‘900.

Lo stesso Pauli, fondatore della meccanica quantistica e vincitore del premio Nobel nel 1945 , saputo del risultato dell’esperimento esclamò “ Non ha assolutamente senso!” 

Ma per tale scoperta, per aver studiato i decadimenti beta, per aver ideato l’esperimento e averlo condotto alla sua riuscita, per aver smentito uno dei capisaldi della fisica furono premiati con il  Nobel, nel 1957, unicamente Tsung-Dao Lee e Chien Ning Yang. A Chien Shiung Wu verrà conferito il premio Wolf per la fisica ben 21 anni dopo. 

La stessa Wu ha dichiarato “Mi chiedo se i minuscoli atomi e nuclei, o i simboli matematici o le molecole di DNA abbiano una preferenza per il trattamento sia maschile che femminile.” 

Negli anni seguenti ottenne molti riconoscimenti: oltre al premio Wolf citiamo la National Medal of Science e diverse lauree ad honorem. Divenne inoltre la  prima donna presidentessa dell’American Physical Society.

Chien Shiung Wu  morirà nel 1997 , le sue ceneri verranno sparse nella scuola fondata da suo padre, quella che per lei fu la prima delle molte reazioni a catena che la portarono, nonostante tutto, nell’olimpo dei fisici. 

Mentre scrivevo l’articolo mi sono sentita di confutare qualsiasi altra possibile motivazione per la quale Wu potesse non aver vinto il prestigioso premio Nobel. Erano mai stati conferiti premi Nobel per degli esperimenti? Sì, Michelson vinse nel 1907 per l’esperimento di Michelson e Morley , Franck-Hertz per l’Esperimento di Franck-Hertz. 

Dopo di che ho pensato che magari non avessero mai premiato tre fisici contemporaneamente e avessero preferito assegnarlo a chi avesse teorizzato la scoperta, ma anche qua mi sbagliavo, infatti l’anno prima il premio Nobel era stato assegnato a 3 fisici: Shockley, Bardeen e Brattain.

Dato che Tsung-Dao Lee e Chien Ning Yang, i vincitori del Nobel, avevano origini cinesi anche la matrice etnica può essere scartata. 

Perchè abbiamo raccontato la sua storia?

Non solo per dare il giusto peso ad una delle fisiche più sottovalutate nel ‘900, non solo per spiegarvi un concetto fisico senza del quale non potevate fare a meno, non solo perché mostra le innumerevoli disparità nel trattamento riservato alle donne nel campo della scienza, ma perché la storia di Chien Shiung Wu ne mostra anche un altro, uno dei pochi che può fare la differenza: la sorellanza e quanto questa sia stata fondamentale e salvifica per una giovane ragazza cinese, con un enorme potenziale, un futuro incredibile e nessun contatto se non una amica a Berkeley disposta ad ospitarla.

Per tutta la vita Wu ha incoraggiato, sostenuto e ispirato generazioni di giovani scienziate e la sua storia mostra sì quanto la tenacia e l’intelligenza possano portarci lontano, ma anche quanto spesso possiamo iniziare la nostra corsa solo grazie a chi ha creduto nelle nostre capacità. 

In maniere diametralmente opposte ha fatto della parità un concetto cardine della sua vita perché, se nel campo fisico ne ha dimostrato la violazione, nel campo umanitario ha sostenuto centinaia di giovani donne affinché diventasse un fondamento.  

A cura di Silvia Massellucci

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