GIURIDICÆ

LEGGE DI BILANCIO 2022: VERSO L’UGUAGLIANZA

Dopo una piccola pausa, noi Giuridicae siamo tornate! Questo mese non vi proporremo un caso pratico, bensì cercheremo di analizzare assieme la Legge di Bilancio 2022, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio. In particolare, focalizzeremo la nostra attenzione sui punti che rappresentano un progresso per i diritti femminili e l’equità di genere. Vediamoli insieme.

PARITÀ DI GENERE

La legge di bilancio innanzitutto ha incrementato il Fondo per il sostegno della parità salariale di genere, passando da 2 a 52 milioni di euro annui a decorrere dal 2023. Queste risorse saranno destinate al “sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, anche attraverso la definizione di procedure per l’acquisizione, da parte delle imprese, pubbliche e private, di una certificazione della parità di genere cui siano connessi benefici contributivi a favore del datore di lavoro”. Oltre a questo fondo, di natura economica, si prevede inoltre l’adozione di un Piano strategico nazionale per la parità di genere, in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea per la parità di genere 2020-2025. Questo piano ha l’obiettivo di “combattere gli stereotipi, colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico, nonché raggiungere l’equilibrio di genere nel processo decisionale”. Presso il Ministero, sarà infine istituito un fondo per le attività di formazione propedeutiche all’ottenimento della certificazione di parità di genere, con una dotazione di 3 milioni di euro per l’anno 2022.

CONTRO LA VIOLENZA

Il Presidente del Consiglio dei ministri o l’Autorità per le pari opportunità, con il contributo delle amministrazioni, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza, adotta un Piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, con cadenza almeno triennale. La legge illustra i fini di questo piano, tra i quali: prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l’informazione e la sensibilizzazione della collettività e in particolare all’interno della scuola; potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, rafforzando i servizi territoriali, i centri antiviolenza e i servizi di assistenza; garantire la formazione di tutte le professionalità che entrano in contatto con fatti di violenza di genere o con atti persecutori.

DONNE E LAVORO

In ambito lavorativo, viene incrementato di 5 milioni di euro il fondo per favorire lo sviluppo delle imprese agricole a prevalente o totale partecipazione femminile. Inoltre, per quest’anno, in via sperimentale, viene riconosciuto l’esonero del 50% per un anno dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato, da quando rientrano a lavoro dopo la fruizione del congedo di maternità e per massimo un anno a decorrere dal rientro a lavoro. Intervento questo molto importante che punta ad essere uno stimolo al rientro al lavoro dopo la maternità.

CONGEDO DI PATERNITÀ

Dal 2022 il congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni (entro i cinque mesi dalla nascita del figlio) diventa strutturale. Dal 2017 ad oggi, i neo-papà sono passati da 2 a 10 giorni di congedo di paternità retribuito. È sicuramente un passo molto importante, che crea i presupposti per una più equa distribuzione e condivisione dei carichi di cura nella famiglia, per evitare che questi gravino solo sulle spalle delle donne, per gettare le basi per una distribuzione più equa delle responsabilità genitoriali e per favorire, di riflesso, la presenza delle donne nel mercato del lavoro. Tuttavia la strada da fare è ancora tanta: secondo quanto annunciato lo scorso ottobre, la riforma del Family Act estenderà gradualmente la sua durata fino a tre mesi, sperando piano piano di arrivare a rompere gli stereotipi ormai troppo radicati sul ruolo della donna e dell’uomo in ambito familiare e professionale.

TAMPON TAX

Altra questione oggetto della legge di bilancio, nonché al centro di molteplici dibattiti femministi italiani degli ultimi anni, è quella della tampon tax, la tassa sui prodotti igienici femminili. La tampon tax rappresenta infatti l’imposta sul valore aggiunto (IVA) che si applica a tamponi, assorbenti igienici femminili e coppette mestruali. Prima dell’approvazione della legge di bilancio, tali prodotti erano tassati al 22% di IVA – nonché la tassazione più alta prevista dal sistema fiscale italiano, la stessa dei beni di lusso. È stato fondamentale il contributo dei movimenti e delle associazioni femministe degli ultimi anni, che hanno chiesto una riduzione dell’IVA al 4%, la stessa dei beni di prima necessità. Attualmente si è però giunti ad una semplice riduzione dell’aliquota al 10%, processo che era stato fortemente ostacolato negli ultimi anni. Pagella Politica ha analizzato una stima del Ministero dell’Economia secondo cui una riduzione così drastica della tampon tax sarebbe costata ben 300 milioni di euro, cifra che è stata contestata da numerose associazioni impegnate nella promozione del taglio dell’IVA degli assorbenti. Il Ministero dell’Economia ha infatti preso la stima secondo cui una donna spende in media in IVA oltre 22 euro l’anno in assorbenti, cifra che però non sembra tenere in considerazione l’ampia varietà di utilizzo dei prodotti igienico-sanitari femminili. Successivamente il Ministero ha moltiplicato questa cifra per tutta la popolazione femminile in età fertile, ottenendo così una stima riguardo l’eventuale eliminazione totale dell’Iva e non di una sua riduzione. Prendendo in considerazione un calcolo effettuato dall’organizzazione WeWorld, che ha calcolato l’impatto della tampon tax a partire dal fatturato del mercato degli assorbenti in Italia (515 milioni di euro) una riduzione dell’IVA dal 22 al 4 per cento causerebbe minori entrate intorno ai 70 milioni di euro.

Conclusione

Per noi di Giuridicae è fondamentale ribadire come certi emendamenti e certe implementazioni legislative abbiano non solo un impatto diretto dal punto di vista della tutela effettiva degli individui cui sono indirizzate, ma abbiano anche un forte riscontro sociale: così come la disuguaglianza è intersezionale e colpisce tutte le categorie sociali, non soltanto quelle direttamente interessate, allo stesso modo lo è anche l’uguaglianza. L’Italia è tutt’ora un paese profondamente patriarcale, in cui semplicemente per iniziare a considerare i prodotti igienico-sanitari femminili come beni non di lusso sono stati necessari quasi cinquant’anni. Purché dunque non si perda la consapevolezza che tutto ciò non è sufficiente e che c’è ancora una lunga strada da percorrere, riteniamo sia importante considerare i traguardi raggiunti come un progresso, risultato delle numerose lotte femministe degli ultimi decenni.

Fonti: TheWOM, Pagella Politica, Legge di Bilancio 2022

Isabella Cuseri, Emma Ciofini

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