In questi giorni tutt* stanno parlando di Will Smith e del momento in cui ha colpito Chris Rock durante la cerimonia degli Oscar. Non parlerò molto del gesto di Smith, dato che penso si commenti da solo. Ma parlerò delle persone che, con poca coerenza, lo criticano. Che un po’ “predicano bene e poi razzolano male”. Eh sì, perché è facile criticare Smith, quando poi c’è chi nella vita reale si comporta anche peggio.
Ho l’alopecia da quando avevo 12 anni e ci sono stati dei momenti molto dolorosi legati a questa malattia. Per molti anni ho fatto di tutto per nasconderla, adesso invece sento il bisogno di parlarne e di portare la mia esperienza anche a chi oggi cerca un aiuto. Ma avere l’alopecia non è stata una passeggiata. A quel tempo sentivo costantemente gli occhi delle persone addosso, col timore che si vedesse qualche chiazzolina di pelle scoperta tra i capelli. Ma col passare dei mesi questa sensazione è diventata un’abitudine e ho imparato a conviverci. Una cosa che invece non mi è mai andata giù sono le frasi che sentivo dire dalle persone quando dicevo di avere l’alopecia: “Dai, ma che vuoi che sia? Sono solo capelli”, “Pensa ad una donna, tu almeno sei un ragazzo”, “Tantissimi uomini hanno la testa rasata e poi sono anche più sexy”, “Pensa al fatto che ci sono mali peggiori”. Tutte queste frasi (e molte altre) le ho sentite spesso e in varie declinazioni, quasi sempre accompagnate da un tono carico di pena e uno sguardo che oscillava tra il “poverino” e il “ma di cosa si lamenta?”. E questo generava sempre in me sconforto e una sensazione di inadeguatezza. Come se io volessi essere l’unica vittima al mondo, “togliendo” la sofferenza alle altre persone.
Ognun* ha il suo dolore, di certo non voglio negarlo ad altre persone, nè tantomeno a me stess*.
Scherzare sull’alopecia è divertente se a farlo è una persona che ha vissuto quell’esperienza, che magari sa cosa vuol dire vivere l’estate con il sudore che cola negli occhi, con la sensazione del cuscino gelido sulla testa e che almeno una volta si è sentit* dire “puoi metterti una parrucca se ci soffri così tanto”. Con questo non voglio dire che Smith abbia fatto bene ad usare la violenza, anzi. Ha tirato fuori tutto il suo maschilismo tossico e il suo machismo. In compenso, se fossi stato lì, avrei ringraziato Jada Pinkett Smith per aver alzato gli occhi al cielo su quella battuta triste e squallida; un gesto che, per me, ha più valore di un cazzotto in faccia.
Io sono Davide, e questa è la mia testimonianza.