RASSEGNA STAMPA

Pizza, pasta, violenza e archiviazione: il sonno della giustizia italiana.

Caso Antonio di Fazio

Quando vengono raccontati fatti di violenze di genere, qualunque esse siano, indipendentemente dalla gravità, aleggia sempre quella paura e quel pensiero dentro la nostra testa che ci fa pensare: “quella potevo essere io”

I casi di violenza che vengono raccontati nei giornali o comunque che fanno così tanto clamore da arrivare sotto l’occhio pubblico, sono violenze eclatanti e che coinvolgono una pluralità di vittime. L’iter però è sempre lo stesso: le violenze perdurano per mesi, se non anni, finché una vittima decide di denunciare il/la colpevole. A seguito della prima denuncia ne succedono altre, con la conseguente apertura di casi giudiziari e indagini e il coinvolgimento di avvocati, tribunali, polizia e istituti penitenziari. Quando siamo vittime anche della più piccola molestia, ci vengono sempre in mente le domande: “a chi altre potrebbe fare questo? potrebbe anche spingersi più in là? forse è meglio denunciare subito? ma tanto chi è che mi ascolta, in Italia una denuncia non serve a nulla”.

Questa grande sfiducia nel sistema giudiziario italiano è riemersa il 21 maggio, quando è stato arrestato l’imprenditore farmaceutico Antonio di Fazio per aver narcotizzato e violentato una studentessa di 21 anni. L’arresto è avvenuto grazie alla denuncia della vittima, mossa il 28 marzo, qualche giorno dopo le violenze subite. 

Dopo l’arresto, si sono fatte avanti altre 3 donne, tutte e tre vittime dello stesso iter: convinte di incontrare manager e figure di rilievo dell’imprenditoria farmaceutica, invece poi finite stordite con ingenti quantità di Lexotan e violentate. 

Un elemento che però fa davvero rabbia è che nell’arco delle indagini è stata ascoltata e ha testimoniato anche l’ex moglie dell’imprenditore, ex ormai da 10 anni. La stessa aveva già denunciato di Fazio per violenze e maltrattamenti, però il fascicolo era stato archiviato e solamente con le nuove testimonianze è stato riaperto.

La difesa di di Fazio ha chiesto una perizia psichiatrica, perizia che forse sarebbe stata utile chiedere ed eseguire 10 anni fa.

Come mai in Italia i casi di chi compie violenza di genere rimangono come addormentati?

Sembra che per attivare gli iter di indagine, una sola denuncia non basti, ma servano sempre molestie ripetute e una pluralità di vittime. È già difficile e doloroso denunciare le violenze subite, ma forse una più forte fiducia nella giustizia Italiana renderebbe il processo più facile, senza che ogni vittima debba pensare ‘non è stato poi così tanto grave, e poi se denuncio cosa vuoi che succeda? avrò solo ritorsioni e ancora più paura’.

Vittima due volte: di una violenza e di un sistema che non ci tutela abbastanza.


A seguito delle indagini per violenze, sono state anche scoperte pericolose relazioni dell’imprenditore con ‘ndrangheta e clan mafiosi del nord Italia, qui trovate un ottimo approfondimento del Fatto Quotidiano.

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About Elisa Alvelli

Politicizzo anche quello che mangio, cerco di avere una impronta ecologica il meno impattante possibile, mi interessa il turismo, l'economia, la politica, i gattini e i gyoza vegani.
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